Cresce la bolletta elettrica anche se calano le materie prime

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Nell’ultimo anno la bolletta elettrica degli italiani è cresciuta a due cifre, pari all’11,2%, lo rileva l’Eurostat mettendo a confronto gli aumenti dei diversi paesi dell’UE. Solo Cipro (+20,6%) e la Grecia (+14,5%) registrano peggio, ma il dato preoccupante è il confronto con la media europea che segna un’ aumento del 6,6% nell’UE a 27 e del 6,1% nell’Eurozona. Più equilibrato, rispetto ai partner continentali, risulta essere l’aumento dei prezzi del gas, cresciuti in Italia del 10,6% tra la seconda metà del 2011 e la seconda metà del 2012, contro una media europea del 10,3%. Il paradosso è chiaro da una completa scomposizione della bolletta elettrica: l’energia pesava il 52% del prezzo finale nel 2009 e oggi è scesa al 35%, mentre il 65% serve per pagare le infrastrutture, gli oneri di sistema il dispacciamento, le imposte e gli oneri parafiscali nonchè l’IVA. Gli oneri parafiscali, in particolare, sono cresciuti di oltre il 200%, e quelli per dispacciamento quasi del 90%. Serve un riallineamento per assicurare alle imprese competitività rispetto all’europa vista la trasversalità dell’importanza del bene energia nei fattori produttivi, secondo Confindustria, anche in considerazione del fatto che il peso degli oneri impropri è cresciuto eccessivamente e il sistema continua a penalizzare chi consuma poco e agevolare chi consuma molto, innescando un meccanismo non virtuoso di trasferimento dei costi su chi ha tra l’altro meno potere contrattuale. Il carico fiscale per esempio per grandi consumatori di energia è di circa 2000 €/MWh mentre per i piccoli di oltre 12000 €/MWh. Ancora l’iniziativa del MISE che dovrebbe cambiare l’attribuzione degli oneri parafiscali delle imprese energivore a loro beneficio, si tradurrà in un aggravio da 600 milioni l’anno sulle utenze in bassa tensione.

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