Combustibile dall’anidride carbonica?

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La scoperta permetterebbe di trasformare il problema della riduzione delle emissioni di anidride carbonica una risorsa per la diversificazione delle fonti. Trasformare la CO2 in carburante è la promessa della sperimentazione avviata dalla Liquid Light, una giovane società del New Jersey, che punta proprio a utilizzare l’anidride carbonica atmosferica come materia di partenza per la produzione industriale di combustibile. Un gruppo di ricerca presso il Materials Research Center di Friburgo (FMF), guidato dal chimico Krossing Prof. Dr. Ingo ha messo a punto un nuovo sistema per la produzione di metanolo che utilizza CO2 e idrogeno. Metanolo può, per esempio, essere usato come alternativa ecologica per benzina. L’obiettivo degli scienziati è quello di sfruttare la potenza di CO2 su larga scala e di integrarla nel ciclo di utilizzo come una forma sostenibile di produzione di energia. Insieme ai polimeri e alle schiume poliuretaniche, sono i prodotti che sembrano concretamente interessare ora la ricerca, tanto che il governo tedesco a stanziato ben 100 milioni di euro per la creazione della rete CO2Net, impegnata a rinnovare i processi che interessano principalmente questi tre prodotti per impiegare la CO2 come materia prima. Questa soluzione permetterebbe di essere vincenti su due fronti contemporaneamente: da un lato ci sono i 30 miliardi di tonnellate di CO2 emesse ogni anno dal pianeta, dall’altro i 260 milioni di tonnellate di materie plastiche consumate e la domanda sempre alta di combustibili: alla base della ventina di progetti di ricerca in materia c’è l’obiettivo di capire quanta CO2 potrebbe essere riciclata e, soprattutto, a che costo energetico, sicuramente molto alto. Il processo proposto da Liquid Light per la produzione di carburanti a partire dall’anidride carbonica prevede che la CO2 venga introdotta in una camera piena d’acqua in cui sono presenti un elettrodo di platino e un catalizzatore a base di piridinio. La reazione chimica che segue, innescata dai fotoni emessi da una luce a LED, converte l’anidride carbonica in metanolo, che può appunto essere utilizzato come combustibile, come solvente industriale o anche come materiale di partenza per la produzione di altri prodotti chimici. C’è anche un altro processo proposto da Tecnimont (che partecipa nel progetto internazionale sulle tecnologie catalitiche innovative) e si basa sulle tecnologie catalitiche per permettere la produzione di polimeri e metanolo a partire dall’anidride carbonica, ma anche questo, poiché richiede idrogeno, è energeticamente molto costoso. Infatti la disponibilità di idrogeno “rinnovabile” ovvero non ottenuto da reforming degli idrocarburi, e quindi da elettrolisi, necessariamente legata a un fabbisogno molto alto di energie elettrica. Anche all’università di Friburgo i ricercatori combinano l’anidride carbonica con idrogeno in un ambiente ad alta pressione, in un processo noto come idrogenolisi. I ricercatori utilizzano gli ossidi di rame, zinco e diossido di zirconio come catalizzatori, attivando una reazione che permette di lavorare a basse temperature, sfruttando dei catalizzatori composti di nanoparticelle per aumentarne l’efficienza. Ma ancora per la produzione di metanolo con questo processo è necessario disporre di idrogeno. Senz’altro queste promesse ora si rivelano comunque di grande attualità, poiché se la stessa molecola potesse essere utilizzata due volte, si potrebbe dimezzare l’emissione di anidride carbonica a pari energia prodotta e, sempre con riferimento alla Germania, per dare l’idea, la quantità di metanolo che potrebbe essere convertita dal 10% delle emissioni annue coprirebbe interamente il fabbisogno annuale del Paese.

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