La nuova era del gas

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II gas naturale è oggi oggetto di una decisiva ripresa. Dopo l’uscita dell’Italia dall’opportunità nucleare con il referendum abrogativo del 1987, e con petrolio e carbone penalizzati principalmente per le loro elevate emissioni, il gas naturale, insieme alle rinnovabili, è diventato il combustibile per eccellenza delle centrali elettriche italiane, permettendo di tenere basse le emissioni di anidride carbonica sia per il contenuto di carbonio in rapporto al potere calorifico, sia per la miglior efficienza di combustione che si realizza grazie al fatto che sia, appunto, un gas. Oggi le centrali elettriche consumano circa il 35% del totale in Italia, e producono più della metà dell’energia elettrica totale prodotta. Più di un terzo del consumo nazionale è destinato a riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria e uso cucina. Il terzo rimanente è destinato all’industria, invece, che ha progressivamente abbandonato l’olio combustibile per i processi produttivi. La contrazione dei consumi industriali registrata con la crisi economica e l’abbandono di molti siti industriali nel nostro paese anche a causa degli elevati costi energetici sarebbe compensata ampiamente, in prospettiva, dal definitivo abbandono da parte dell’Italia dell’opzione nucleare. Infatti con il recente Referendum, inserito anche nel quadro di un globale ripensamento sul nucleare dopo l’incidente di Fukushima, si determina un ruolo sempre più importante del gas. A meno che il comparto delle rinnovabili e la riduzione dei consumi grazie all’efficientamento, non riescano a controbilanciare la crescita di domanda di una futura auspicabile fase di ripresa economica. In questa circostanza le Istituzioni richiamano l’attenzione sul fatto che l’Italia dovrebbe su questa base investire in infrastrutture, per non avere un ruolo marginale, ma diventare uno snodo principale del mercato del gas. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) entro il 2035 il gas naturale rappresenterà circa il 25% del consumo totale di energia primaria con un aumento fino al 50% ripsetto ai valori odierni. I fattori che concorrono a prospettare tale scenario sono principalmente dovuto al previsto boom di crescita della domanda di gas in Cina (che potrebbe arrivare al livello dell’intera Unione Europea), i ripensamenti a livello internazionale circa l’opzione nucleare dopo il disastro di Fukushima e lo sviluppo (anche se ancora controverso per problemi di carattere ambientale) del gas non convenzionale. Queste avranno un ruolo sempre più importante e potranno corrispondere al 40% della crescita dei consumi, mentre le preoccupazioni sono legate al fatto che necessitano ingenti quantità di acqua e prodotti chimici, col rischio di inquinamento delle falde. Questo panorama prefigura un’età dell’oro per il gas, che trova ragioni nel fatto che rispetto ai concorrenti ha degli indiscussi vantaggi, infatti dimezza le emissioni rispetto al carbone, ha dei costi ancora molto competitivi rispetto alle tecnologie con fonti rinnovabili e non pone i problemi di sicurezza al livello delle centrali nucleari.

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