Geotermia: attualità e futuro

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Agli inizi, l’utilizzazione dell’energia geotermica è stata limitata a quelle aree nelle quali le condizioni geologiche permettono ad un vettore (acqua in fase liquida o vapore) di “trasportare” e concentrare il calore dalle formazioni calde profonde alla supercie terrestre o vicino ad essa, e puo’ essere considerata come la geotermia di prima generazione, il cui sfruttamento è avvenuto sin dall’antichità. All’origine del calore interno della Terra vi è principalmente il calore liberato dal decadimento degli isotopi radioattivi a lunga vita dell’uranio (U238, U235), del torio (Th232) e del potassio (K40), contenuti nella crosta e nel mantello, e, in proporzioni non esattamente denite, il calore originale contenuto nel nucleo, l’energia gravitazionale e la dispersione dell’energia cinetica delle maree. Ai sistemi geotermici naturali (vulcani, geysers, fumarole e sorgenti calde) si sono aggiunti poi sistemi di seconda generazione, gli HDR (Hot Dry Rock, rocce calde secche) ottenuti creando, per idrofratturazione,
un serbatoio artificiale in rocce compatte molto calde. Recentemente l’attenzione è stata rivolta alla possibilità di aumentare la permeabilità di rocce già parzialmente fratturate presenti all’interno o ai margini di sistemi idrotermali naturali, che costituiscono gli EGS (Enhanced Geothermal Systems o sistemi geotermici potenziati), ovvero il geotermico di terza generazione. Ed è dalla fine del XIX° secolo che ha inizio un vero e proprio sfruttamento dell’energia geotermica su scala industriale, a partire proprio dall’Italia, con l’esperienza toscana dell’area che ha poi preso il nome di Lardarello.
Nel 1916 la potenza geotermoelettrica installata a Lardarello era già 12.000 kWe e nel 1942, prima delle distruzioni dovute agli eventi bellici, aveva raggiunto 127.650 kWe. L’esempio italiano fu seguito, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, da numerosi altri paesi. Nel 1958 un primo impianto geotermoelettrico entrò in esercizio in Nuova Zelanda, nel 1959 in Messico, nel 1960 negli Stati Uniti e negli anni seguenti in molti altri paesi. Nel 2008, l’Italia è stata al quarto posto nel mondo ed al primo in Europa per produzione di energia geotermica, con una potenza installata di 810,5MW ed una produzione di 5.198GWh; è stata seconda in Europa, inoltre, per lo sfruttamento delle risorse geotermiche a bassa (tra i 50°C ed i 90°C) e bassissima entalpia (<50°C). La produzione di elettricità è la forma di utilizzazione principale e più importante delle risorse geotermiche ad alta temperatura (>150°C). Le risorse a temperatura medio-bassa (<150°C) sono adatte, oltre che alla generazione di elettricità con impianti a ciclo binario, ad una molteplicità di usi diretti del calore, che vanno dal riscaldamento di ambienti, alla refrigerazione, agli usi agricoli, all'acquacoltura, all'impiego nei processi industriali a caldo. Le pompe di calore sono la forma di uso diretto del calore geotermico con la maggiore utilizzazione di energia e la maggior potenza installata. Attualmente vi sono pompe di calore installate in 32 paesi (la maggior parte in America settentrionale ed Europa). I diversi sistemi di pompe di calore disponibili permettono di estrarre ed utilizzare economicamente il calore contenuto in corpi a bassa temperatura, come terreno, acquiferi poco profondi, masse d'acqua superciali, etc. Per quanto riguarda le pompe di calore geotermiche, la Svezia è al primo posto, con 320.687 unità installate, seguita da Germania e Francia; in Italia sono installate solo 7.500 unità, prevalentemente al Nord. Quanto alle prospettive di sviluppo del mercato, le opportunità maggiori sono nei paesi asiatici. In sensibile crescita l’Europa, per quanto riguarda la produzione a bassa entalpia e le pompe di calore, grazie a sostanziosi incentivi. In Italia, nonostante sia in corso una semplificazione delle procedure autorizzative, il settore non dimostra ancora gli sviluppi attesi. L'Italia, come primo Paese europeo in quanto a potenziale geotermico (e secondo solo all'Islanda tra quelli del vecchio continente), ha il dovere di impegnarsi a riordinare il settore dello sfruttamento della geotermia, fortemente rilanciato negli ultimi anni, poichè è un importante elemento di indipendenza energetica e di risposta alle emergenze climatiche. Il Decreto Legislativo dell'11 Febbraio 2010, n. 22, sul riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche oltre a prevedere, a benecio di una corretta informazione sugli sviluppi del settore, che il Ministero dello sviluppo economico ne rediga una relazione pubblica annuale su stato e prospettive, indicando i territori di interesse geotermico sulla base delle nuove ricerche che saranno intraprese, assicurando una migliore circolazione delle informazioni tra igli organi competenti e gli utilizzatori, oltre a semplicare la burocrazia. Attualmente, solo la Lombardia ha recepito il decreto (R.R. n. 7, 15/2/2010). A livello nazionale si attende il decreto ministeriale previsto dalla Legge 99/2009 art.27 comma 39, volto a regolare la materia del riscaldamento di edifici tramite impianti ad energia geotermica, infatti la più importante forma di utilizzazione non-elettrica delle risorse geotermiche è proprio, evidentemente, il riscaldamento di ambienti. Per quanto riguarda gli incentivi, al momento gli impianti a bassissima entalpia beneficiano di una detrazione rateizzata in 5 anni del 55% delle spese dall’IRPEF per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale. Il tempo di ritorno dell’investimento è piuttosto lungo, di circa 10/15 anni, in caso di nuova costruzione; in caso di ristrutturazione, invece, beneficiando di detrazione fiscale del 55%, è di 6/8 anni ed evidenzia come il problema di una diffusione su larga scala sia legata al sistema di incentivazione. Avendo un sottosuolo ricco di fluidi ad elevate temperature ed a profondità relativamente basse, nonché disponendo di un notevole know-how in questo campo, la potenzialità della geotermia in Italia è notevole, per quanto solo in parte sfruttata. Sarebbero fondamentali, infatti, un quadro normativo chiaro e coordinato a livello nazionale, semplificazioni nelle procedure d’installazione ed incentivi stabili nel tempo (non rinnovati annualmente).

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