Emissioni industriali: revisione della direttiva UE

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È stata approvata una revisione della direttiva sulle emissioni industriali dei grandi impianti di combustione (saranno 52000 gli impianti interessati) che è stata considerata una pietra miliare nella lotta contro l’inquinamento. Anticipa di quattro anni il termine stabilito per l’adeguamento portando il termine al 2016, con una limitata flessibilità fino al 2020 solo per impianti che opereranno per un numero complessivo di ore inferiore alle 17500. Viene rafforzato l’intervento delle autorità e il documento riunisce e aggiorna ben sette atti normativi vigenti (le direttive 78/176/CEE, 82/883/CEE e 92/112/CEE relative ai rifiuti provenienti dall’industria del biossido di titanio; la direttiva 96/61/CE sostituita dalla direttiva 2008/1/CE sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento, nota come direttiva IPCC; la direttiva 1999/13/CE sui composti organici volatili; la 2000/76/CE sull’incenerimento dei rifiuti e la 2001/80/CE sugli inquinanti originati dai grandi impianti di combustione. Il maggior contributo lo si pretende attraverso un’adozione più rigorosa delle BAT (Best Available Techniques) che diventano essenziali per poter superare l’iter di autorizzazione e vengono rivisti i limiti dei parametri sulle emissioni in modo da creare maggior omogeneità ed equità nei mercati. Gli Stati membri devono promuovere attivamente le tecnologie più innovative e promettenti e, riconoscendo che gli oneri amministrativi gravano in modo dannoso sull’industria, vengono prese misure per ridurre tali voci di spesa attraverso la semplificazione. I vantaggi derivanti dalla riduzione delle emissioni sono quantificabili tra i 7 e i 28 miliardi di euro l’anno, contando una riduzione dei decessi prematuri dovuti all’inquinamento dell’aria stimato in 13000 casi l’anno nell’Ue. La direttiva che dovrebbe essere entrata in vigore entro la fine del 2010, garantisce di aver equilibrato le misure di riduzione delle emissioni nocive assicurando la flessibilità necessaria al comparto perché continui a fornire energia senza penalizzazioni e nel lungo termine.

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