Cresce il divario tra i consumi dichiarati e quelli “reali”

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Un recente rapporto elaborato da ICCT tratta del confronto sui consumi ufficiali di carburante dichiarati dalle case automobilistiche e “valori reali”, nonché sui valori di emissioni di CO2 in Europa e negli Stati Uniti, dimostrando che lo scostamento medio tra di loro è salito da meno del 10% nel 2001 al 25% nel 2011. Il consumo di carburante e le emissioni di anidride carbonica per le nuove auto in Europa oggi sono parametri determinanti per il processo di omologazione, che coinvolge le prove dei veicoli in condizioni di laboratorio utilizzando il nuovo ciclo di guida europeo (NEDC). I parametri di omologazione sono la base per assicurare anche la corretta informazione dei consumatori, la regolamentazione e la tassazione del veicolo e quindi dovrebbe fornire un’indicazione affidabile e stabile del consumo di carburante e dei livelli di emissioni  nelle condizioni reali sulla strada. Sebbene una definizione tecnica univoca e dettagliata delle condizioni di guida reali è intrinsecamente aleatoria a causa di variazioni nella progettazione dei veicoli e degli stili di guida dei conducenti di auto, tuttavia, aggregando grandi moli di dati relativamente alle condizioni di guida su strada, si possono osservare tendenze chiare. Lo studio condotto allo scopo e qui riportato parte proprio da queste analisi, sia su auto private, sia aziendali, provenienti da vari paesi e conferma la tendenza sempre più negativa: lo scostamento aumenta vertiginosamente all’inasprirsi delle regole per l’omologazione (Figura 1). Nel rapporto si osserva come sia  ragionevole supporre che il comportamento di guida non sia cambiato sensibilmente negli ultimi dieci anni, e che quindi lo scostamento debba necessariamente riferirsi a questi tre fattori:

– Crescente applicazione di tecnologie che mostrano un beneficio superiore durante le prove di omologazione rispetto alle condizioni di guida reali (per esempio la tecnologia start-stop)

– Aumento delle deroghe concesse (variazioni consentite) nella procedura di omologazione (ad esempio durante i test coast-down)

– Fattori esterni che cambiano nel corso del tempo (ad esempio la diffusione di aria condizionata)

I dati mostrano che l’aumento del divario era particolarmente pronunciato dopo 2007-2008, quando un certo numero di Stati membri dell’Unione europea era passato ad un sistema di tassazione dei veicoli ad elevate emissioni ed era stato introdotto un nuovo regolamento obbligatorio. Pur sottolineando esplicitamente che l’analisi non suggerisce affatto che i produttori possano aver fatto alcunché di illegale, tuttavia si evidenzia che i produttori sembra si stiano approfittando troppo delle tolleranze ammesse nel “ciclo di marcia europeo”, con conseguente dichiarazione di livelli irrealisticamente bassi di emissioni di CO2 e di consumi. Il rischio peggiore è che i consumatori perdano fede nei parametri di omologazione e che anche sforzi governativi tesi ad incoraggiare l’acquisto di veicoli a basso consumo possano quindi vanificarsi, generando anche potenziali danni erariali e creando uno svantaggio competitivo per alcuni produttori. L’ONU sta sviluppando una nuova procedura di prova del veicolo, una cosiddetta procedura mondiale armonizzata, che è prossima alla conclusione, così come stabilirà un procedimento di prova distinto per i sistemi di condizionamento dell’aria dalla quale ci si attenderanno risultati più che realistici. Ciascuna di queste nuove disposizioni di prova dovrebbe essere adottato nell’UE il più rapidamente possibile., contribuendo alla riduzione del divario tra i livelli di emissione di CO2 su strada e quelli di omologazione. Ci si interroga anche sull’opportunità di modificare il sistema radicalmente, per esempio sostituendo la procedura di prova attualmente in “banco” con sistemi di misurazione portatili, stimolando nuovamente l’innovazione.

 

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