Assofond lancia l’allarme sul peso dei costi energetici

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ASSOFOND è la Federazione Nazionale Fonderie, la cui attività principale è dedicata ad assistere le imprese associate su questioni di interesse generale e specifico in campo amministrativo, commerciale, economico, fiscale, normativo, tecnico, di sicurezza e igiene del lavoro. Recentemente, durante il 31esimo congresso nazionale promosso dalla stessa associazione, e che ha visto partecipare, oltre al Presidente di Assofond, Enrico Frigerio, il ministro Corrado Passera e il vicepresidente di Confindustria, Aurelio Regina, si sono affrontati i temi legati alle prospettive delle fonderie sul territorio nazionale e, al centro dei dibattiti, il principale allarme è stato lanciato sul tema dei consumi o meglio dei costi, energetici. Secondo le stesse parole del Presidente, il prezzo medio pari a 130-140 €/MWh si traduce in un gap di circa il 30% rispetto ai concorrenti stranieri: su 5 milioni di euro di costo medio della bolletta di una fonderia, in Italia si pagano circa 1,5 milioni in più. Il problema è, sempre secondo il portavoce di Assofond, soprattutto dovuto al fatto che le fonderie, pur essendo grandi consumatori, non lo sono abbastanza per accedere ai meccanismi di agevolazione per i grandi consumatori secondo le attuali soglie di legge. Le speranze di Assofond sono strettamente affidate a quanto sarà definito nel piano di Strategia Energetica Nazionale che sarà probabilmente approvato entro l’anno (secondo fonti interne al Ministero dello Sviluppo Economico) e quello che succederà in termini di attuazione rispetto all’art. 39 del Decreto Legge sullo sviluppo del 22 giugno scorso, relativo alle accise sull’energia elettrica: la norma infatti prevederebbe una revisione, in ottica di semplificazione e di equità, dei correttivi di accisa per le imprese a forte consumo di energia, prevedendo anche l’introduzione di un principio che si baserebbe sull’incidenza del costo dell’energia sul valore dell’attività d’impresa. Se quindi i decreti attuativi vanno nella direzione sperata, il sistema potrebbe almeno parzialmente riequilibrarsi e gli imprenditori di Assofond sperare maggiormente di veder tutelata l’alta produttività del comparto, che, occupando circa 30 mila addetti per oltre mille fonderie, garantisce un fatturato da 7,5 miliardi complessivi, con una crescita del 6% quest’anno sul valore dell’esportato (e del 5% l’anno scorso). Purtroppo i ricavi consistenti sono accompagnati da un margine operativo lordo molto basso, che oscilla tra il 7% e il 9%, costituendo un forte freno per la crescita e la previsione di Assofond per quest’anno è di una contrazione della produzione totale del 12%. La produzione mondiale di getti nel 2010 è stata pari a oltre 91 Mton con un aumento del 13,8% rispetto all’anno precedente, registrando quindi un netto recupero rispetto alla perdita subita nel 2009 (-14%). Il volume prodotto nel 2010 rimane però ben sotto il livello registrato nel 2008 (93,5 Mton) ed il massimo storico di 94,4 Mton toccato nel 2007. Questo si riflette anche per la produzione Italiana che, dopo il picco negativo del 2009 è tornata a crescere ma non ha raggiunto i livelli precrisi. Nel 2011 rispetto all’anno precedente la produzione è cresciuta del 12%. A questo dato occorre affiancare quello geografico, che vede una crescita della Cina negli ultimi dieci anni di oltre 260% accompagnata dall’India (+190%), Brasile (+79%) e Corea (+35%) in termini di getti prodotti, e una riduzione a due cifre per tutti gli altri principali produttori, compresi Stati Uniti (-37%), Russia (-32%), Francia (-27%) e Italia (-19%).

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