Il nucleare inglese e il problema dei costi

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Il gruppo francese EDF con AREVA e le due aziende cinesi CNG e CNNC sono impegnati nella realizzazione del mastodontico programma di investimenti sul nucleare che il governo britannico ha deciso di affrontare al costo di oltre 16 miliardi di sterline, che consiste in ben 12 nuove centrali, che andranno a sostituire le vecchie prossime alla dismissione, per un paese dipendente dal nucleare e con problemi da affrontare di equilibrio energetico. I partner cercano da tempo un altro partecipante per almeno il 15% del pacchetto azionario ma non trovano offerenti. Il problema potrebbe risiedere nella natura della rischiosa operazione, che si vede ad affrontare costi e difficoltà crescenti, nonostante le garanzie pubbliche coprano il 65% dell’investimento, e il fatto che sono stati commissionati, per esempio nel Somerset, due impianti con tecnologia EPR, che è quantomeno una tecnologia controversa sul piano del controllo costi e delle problematiche tecniche. Il governo ha tanto creduto nella scelta strategica sul nucleare, in netta controtendenza rispetto a molti altri paesi, fino a impegnarsi per pagare l’energia atomica prodotta (non prima comunque del 2023) il doppio del valore attuale dell’energia britannica (109 euro) con un prelievo sulle bollette dei consumatori. Infatti il nuovo nucleare impone dei costi per la sicurezza che stanno per mettere fuori gioco i progetti di sostituzione degli impianti a fine vita in tutta europa.

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