L’incertezza del comparto dei biocarburanti

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Pesa l’incertezza sul settore dei biocarburanti, in modo particolare dal recente rifiuto del Parlamento di aprire un dibattito sul tema ILUC (The indirect land use change impacts of biofuels). Questo clima, combinato con il dibattito emergente sulle proposte comunitarie per una alternativa all’avvio delle nuove infrastrutture per i carburanti e l’assenza di una deadline per la revisione della tassazione europea in tema di energia, lascia gli investitori senza certezze normative. La maggior parte dei soggetti interessati ora non si aspettano affatto che il file ILUC possa essere chiuso entro il 2015, al più presto, dopo l’insediamento del nuovo Parlamento la prossima primavera e della nuova Commissione il prossimo autunno. La proposta sul tavolo riguardante i biocarburanti riguarda soprattutto una corretta contabilizzazione dei gas a effetto serra emessi, includendo ciò che riguarda appunto la conversione delle colture dei terreni, a favore di un parziale recupero rispetto ai biocarburanti di prima generazione, segnando un sostegno definitivo per i biocarburanti avanzati dal 2020. Tale tema è centrale per l’integrità della politica dell’UE sul cambiamento climatico e il clima di incertezza sta letteralmente bloccando gli investimenti e rendendo il dubbio il loro futuro. Tanto che lo stesso comparto, ufficialmente, lamenta accusa i deputati di minacciare un settore in grado di garantire lavoro e crescita, in un momento in cui è essenziale rafforzare l’economia comunitaria. I deputati hanno sostenuto un tetto del 6 % per i biocarburanti convenzionali da raggiungere nel 2020 . Questo è ben l’1% in più rispetto al 5% inizialmente proposto dalla Commissione, che dovrebbe soddisfare le reali aspettative di produzione, ma comunque è stata percepita come una marcia indietro rispetto agli impegni presi riguardo la riduzione al 10% di carburanti da fonti rinnovabili per il settore trasporti, sempre per il 2020, secondo quanto concordato a proposito del pacchetto clima ed energia nel 2009. Anche se non ancora approvati, i fattori ILUC entro il 2020 dovrebbero essere presi in considerazione da parte dei fornitori di carburante per calcolare la loro conformità,  con una riduzione delle emissioni obiettivo del 6% entro il 2020 (e calcolata rispetto al 2010) , secondo quanto fissato dalla direttiva sulla Qualità dei Carburanti dell’UE . Questo significa che, anche se i fattori ILUC non sono ancora inclusi nel criteri di sostenibilità dei biocarburanti, e quindi biocarburanti non sostenibili possono quindi continuare a beneficiare di sovvenzioni nazionali, questi sarebbero comunque resi meno attraenti. Vi è stata della lamentata incoerenza sulla proliferazione di obiettivi circa le diverse soglie per i diversi biocarburanti e in base alle dovere tipologie di colture, dall’olio di colza al Miscanthus, in uno scenario di proliferazione di obiettivi e posizioni che hanno fatto emergere conflitti di ogni tipo. Ora che la Commissione si pone l’obiettivo di rivedere i parametri ILUC, (su questi si concentrerebbe il cuore della revisione della legislazione sui biocarburanti) a partire dalla considerazione, recentemente emersa, che è la stessa impostazione del sistema ILUC e alla divergenza sui risultati in termini di sostenibilità cui si arriva con assunzioni leggermente diverse, tanto da mettere in dubbio l’opportunità stessa di adottare il sistema ILUC per le politiche salvaclima. Infatti, per esempio, l’olio di semi di colza ha un impatto stimato in 4,66 gCO2 equivalente per MJ, rispetto ai 55 gCO2/MJ adottati dalla commissione. Il valore stesso potrebbe addirittura precipitare a 2,33 se non si tenesse in conto del fattore deforestazione, cosa peraltro applicabile in Europa visto che le sue foreste sono in crescita.

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