Le grandi differenze in Europa: i prezzi dell’energia

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Il prezzo dell’energia costituisce un elemento fondamentale nel determinare equilibrio in una economia a moneta unica, e incide spesso in maniera preponderante sui costi di produzione tanto da aver spinto diversi Stati ad introdurre certe forme di calmiere. E’ da tempo che i consumatori europei soffrono una disparità di trattamento davvero imbarazzate per un mercato unico, con differenze che vanno da 2 a quattro volte il valore da uno Stato all’altro. E’ un tema scottante che ha meritato attenzione da parte di una comunicazione della Commissione riguardo la politica energetica al 2030 e di difficile soluzione visto che per lo più determinato non certo dal costo per così dire dalle condizioni al contorno determinate dal mercato, ma da profonde differenze in termini di regolamentazione sulla gestione e ripartizione dei costi di distribuzione e trasporto, nonché ovviamente sulla tassazione. La crescita rapida ed efficace del comparto rinnovabile, affiancata a un importante efficientamento della rete, ha comportato una riduzione dei costi di distribuzione stimata tra il 35 e il 45% nel solo quadriennio 2008-2012. A questo si è accompagnata anche una significativa riduzione del prezzo del carbone, una crescita del comparto rinnovabile e nemmeno questi fattori si sono tradotti in qualche modo in una riduzione del prezzo a livello medio europeo. Infatti l’energia elettrica domestica in europa continua a crescere, nello stesso periodo 2008-2012 del 4% all’anno, accompagnata dal gas naturale che registra una crescita del 3% annuo in media. Per quanto riguarda l’industria, i prezzi retail in media sono cresciuti del 3.5% all’anno nello stesso periodo, per l’energia elettrica, e di meno dell’1% annuo per il gas naturale. Nel determinare la disparità di prezzo per gli usi finali in Europa e la sua continua crescita, gravano esclusivamente i costi di gestione e le tasse nazionali. Dal 2008 a livello medio europeo i costi di trasporto e distribuzione sono cresciuti del 18,5% per le utenze domestiche e del 30% per le utenze industriali, mentre le tasse e le accise sono lievitate rispettivamente del 30% e del 127%. Facile immaginare come questo trend possa aver accentuato le disparità dei consumatori, ma soprattutto in via ormai consolidata il peso delle voci in bolletta: per 3 paesi europei la voce principale della bolletta domestica è rappresentata dal prelievo per il sostegno alle politiche di risparmio energetico e di incentivo alle rinnovabili e sono una voce di costo marginale in pochi. Ancora più significativo il confronto con il resto del Mondo, che vede il costo del gas per l’industria quattro volte superiore a quello di Paesi come gli Stati Uniti, l’India e la Russia.

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